Testo/Foto: Gianni Bodini
Tra Morter, all’imbocco della val Martello e la cima del Cevedale ci sono oltre 3000 metri di dislivello in meno di 25 chilometri in linea d’aria! Risalendo questa valle stretta e selvaggia si passano quindi tutte le fasce climatiche e produttive: dalle colture intensive di mele e fragole, ai campi di cereali e patate, dai prati a sfalcio alle foreste di conifere, dagli alpeggi al limitie dei ghiacciai ed oltre. Il comune omonimo viene citato per la prima volta nel 1330 ( communitas hominem de Martelle…). Ma sappiamo che già in tempi preistorici la valle era frequentata dagli uomini e ne sono testimoni i numerosi reperti archeologici. Ci sono poi diverse saghe e leggende, il cui nocciolo è spesso difficile da interpretare, che raccontano di quando ai piedi del Cevedale non c’erano ghiacciai e le genti e gli animali superavano i passi per raggiungere i mercati della Valtellina, della val d’Ultimo, di Rabbi o Pejo. La leggenda racconta anche di un ospizio posto sotto il Cevedale e di mercati di bestiame in alta quota. La val Martello era la via più diretta dalla val Venosta verso sud. Ma oggi la val Martello non è più una valle di transito per le merci che viaggiavano sulla schiene di portatori o di muli, al massimo oggi sono gli zaini degli alpinisti a salire in quota, magari seguendo proprio quelle antiche mulattiere e quei sentieri. Ecco questa è la val Martello, una valle alpina carica di storia e di testimonianze della sua faticosa colonizzazione: masi, alpeggi, rifugi e panorami arcaici e splendidi in tutte le stagioni. ◂