Testo e Foto: Gianni Bodini
Anche il tempo e la storia, oltre all’acqua, scorrono nelle vene d’acqua sparse in tutto il mondo: dall’antico Egitto alla Mesopotamia, dalla valle dell’Indo alle Ande. Infatti, la storia dei canali d’irrigazione è antica come la storia della civiltà. In Val Venosta si trovano ancora molti canali d’irrigazione, detti localmente Waale, che sono in attività da molti secoli. Persino in siti archeologici risalenti all’età del bronzo (circa 3500 anni fa), sono stati ritrovati resti di canali irrigui. La Val Venosta è una valle particolarmente soleggiata, con una media di precipitazioni simile a quella della Sicilia (circa 400 millimetri di pioggia all’anno), e per poter praticare un’agricoltura redditizia, nel corso del tempo sono stati costruiti lunghissimi canali d’irrigazione che vanno a captare l’acqua di scioglimento dei ghiacciai in quota, per portarla in modo controllato fino alle zone coltivate. Una rete di canali si dirama quindi in tutte le direzioni, proprio come le arterie, le vene e i vasi capillari nel nostro organismo. Questo sistema complesso e delicato ha portato di conseguenza alla formazione di addetti alla distribuzione dell’acqua, a regolamenti per la sua attuazione, a precisi doveri dei beneficiari per la manutenzione dei canali stessi. Degli studiosi ritengono che proprio per regolamentare la delicata, complessa e importante materia vennero scritte le prime leggi che hanno contribuito a formare poi i primo codici legislativi che ancora oggi sono alla base di ogni stato democratico! Ora in tempi più recenti molti canali scavati nella roccia o nel terreno sono stati sostituiti da tubazioni, da pompe idrauliche e da sistemi d’irrigazione a pioggia, ma anche oggi i turni per ottenere una certa quantità d’acqua a scadenza regolare sono regolati da norme precise. Su questo tema così affascinante è dedicata una mostra permanente presso il museo venostano a Sluderno, mentre per l’estate 2019 l’Archeoparc in Val Senales gli dedica una mostra fotografica temporanea.