Il grano della Val Venosta era conosciuto e apprezzato in tutto l' impero Austroungalico.
Testo e Foto: Gianni Bodini
Oggi sono i monotoni ed estesi meleti punteggiati da pali in cemento e da teli antigrandine a scandire buona parte del paesaggio venostano. Ma fino a pochi decenni fa si alternavano prati, vigneti, albicocchi ed estesi campi di cereali: la Val Venosta era il granaio del Tirolo e la segale era l’autentico cereale di montagna. Era resistente alle intemperie, si accontentava di terreni poveri e di poca acqua: insomma la coltivazione ideale per questa vallata alpina. Con la segale si preparava buona parte del pane (nero) per la popolazione, mentre con il frumento si cuoceva il pane (bianco) delle famiglie patrizie. In ogni caso la tradizione cerealicola in Val Venosta è antichissima: in diversi siti archeologici sono venute alla luce notevoli quantità di cereali, di macine e di falcetti risalenti ad oltre 3000 anni fa, ma il rinvenimento più sensazionale è stato quello di Ötzi, la famosa mummia venuta dal ghiaccio risalente a 5.300 anni fa: impigliati nei suoi vestiti sono stati rinvenuti alcuni di chicchi di grano! Il clima particolare di questa valle ha permesso la coltura di cereali a quote impensabili in altre regioni alpine: il maso di Finale a 1950 metri in Val Senales, ed il maso di Stallwies a 1931 metri in Val Martello hanno prodotto fino a pochi anni fa la segale. Oggi sono rimasti pochi campi di cereali, soprattutto in alta valle, e alcuni panettieri producono ancora il saporito pane di segale che abbinato a del burro di malga e alla marmellata di albicocche rappresenta la migliore merenda venostana, a chilometro zero!